SAN GIOVANNI IN CONCA

Primi risultati inediti

Una passione
per gli edifici
in via d’estinzione

di Edoardo Rossetti

Strenuo paladino della memoria storica, difensore del patrimonio monumentale italiano, l’architetto Tito Vespasiano Paravicini fu condannato dal gotha culturale per la sua aggressiva battaglia contro i restauri e le distruzioni, vandalici, perpetrati a Milano.
Un esempio, tra tanti, il complesso della basilica di San Giovanni in Conca, oggetto di demolizione parziale e poi totale. In nome delle ottocentesche “magnifiche sorti e progressive”, la città — un tempo capitale dell’Europa medievale — sacrificava la conservazione dei propri resti medievali e rinascimentali. In fondo, era solo un affare da virtuosi archeologi.

Ruskiniano e in contatto con la britannica SPAB (Society for the Protection of Ancient Buildings) di William Morris, l’architetto Tito Vespasiano Paravicini (1830-1899) fu radicale sostenitore del restauro conservativo e attento non solo alle principali emergenze, ma soprattutto al contesto originario dei manufatti e al tessuto urbano in via di disgregazione.

Fu spesso in contrasto con i suoi contemporanei, sostenitori di restauri integrativi, della restituzione della forma ideale del monumento e concentrati solo sugli edifici più noti.

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La figura di Tito Vespasiano Paravicini, architetto e professore di disegno in un istituto tecnico milanese, è stata oggetto di una vera e propria damnatio memoriae, specie dopo la pubblicazione sul “Times” di un suo appello rivolto a William Morris e agli intellettuali inglesi per la salvaguardia del patrimonio monumentale italiano, in pericolo a causa di distruzioni e restauri che non si esitava a definire vandalici, operazione interpretata in Italia come poco patriottica e offensiva che costò all’architetto una sorta di pubblico processo e una radiazione dal gotha culturale milanese.

Particolarmente aggressivo fu il suo attacco alla rielaborazione della facciata di San Giovanni in Conca operata dall’architetto Angelo Colla.

Il Paravicini dedicò a questo edificio molti disegni, alcuni illuminanti perché ripropongono sullo stesso foglio la struttura originale (in nero) e il progetto di Colla (in rosso).
Per il progetto Insula Viscontea gli appunti grafici del Paravicini, da una parte, risultano una fonte preziosa per poter ricostruire in modo accurato l’aspetto originario della facciata di San Giovanni in Conca e, dall’altra, aiutano a comprendere il livello di totale alterazione di questo monumento e di molti altri edifici milanesi, nonché il clima di leggerezza con cui si devastarono nell’ultimo quarto dell’Ottocento i resti della Milano medievale e rinascimentale.
A differenza di quanto avvenne a Firenze, per esempio, dove la municipalità incaricò l’architetto Corinto Corinti di misurare e disegnare con precisione le strutture in via di demolizione, la conservazione della memoria di quanto veniva distrutto a Milano era lasciata all’attività di privati, come il Paravicini, o di qualche virtuoso membro della Consulta del Museo patrio di archeologia.

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Bibliografia

A. Bellini, Il fondo di carte e libri di Tito Vespasiano Paravicini presso la Biblioteca Ambrosiana di Milano, Bulzoni Editore, Roma 2013.

A. Bellini, Tito Vespasiano Paravicini, Guerini, Milano 2000.

N. Kelvin (a cura di), The Collected Letters of William Morris, Vol. II, Part A: 1881-1884, Princeton University Press, (1ª ed.) 1988.

 
 
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