Alla fine del XIII secolo, il poeta lombardo Bonvesin de la Riva descrive Milano come una città tonda, e quindi perfetta,
al cui centro si trova l’ampio Broletto Nuovo (oggi piazza dei Mercanti), 6 porte principali (Comasina, Nuova, Orientale, Romana, Ticinese e Vercellina) che dividono la città in 6 aree amministrative, con oltre 200 chiese, 12.500 porte di case private, bellissimi palazzi e 60 porticati (i coperti), sotto i quali i cittadini possono conversare e commerciare.
Forse le lodi che il poeta riservava alla sua città sono in parte eccessive, anche se alcuni dati sembrano essere veritieri e confermati da altre fonti, ma indubbiamente la Milano del XIV secolo, una delle pochissime città a essere risparmiata dalla famosa peste del 1348 (quella del Decameron di Boccaccio), era per dimensione, importanza strategica e fervore culturale una delle prime città d’Europa. Grande tre volte la Roma degli stessi anni, seconda nel continente solo a Parigi. Un luogo capace di attirare Giotto e Petrarca.
Assolutamente peculiare è anche il modo in cui nel Trecento era governata la città. A differenza di quanto accadeva in altre signorie italiane, l’ascesa dei Visconti non fu quella di una famiglia di parvenus che scalzava in poche generazioni i vertici della società comunale, ma fu la rivendicazione del potere di un’intera vasta agnazione – l’intero casato che portava il cognome Visconti – radicata in città in posizioni di prestigio ormai da secoli. Questo tipo di situazione politico-sociale si riverberò, come il progetto sta scoprendo, sulla stessa struttura urbana della città.
I Visconti, infatti, si dotarono non di un solo palazzo ma di un insieme di costruzioni prestigiose che dalle case avite aggredivano ben un sesto della città.
Nel corso del tempo, la reggia dell’esponente principale del casato si trovava quindi a essere sempre inserita in un contesto di abitazioni, un vero quartiere, in cui risiedevano anche tutti gli altri membri dell’agnazione, anche quelli dei rami minori.
(fratello di Matteo Magno)
(zio di Matteo Magno)
Questo sistema di residenza fu descritto nel XV secolo come il vero erede ideale dei complessi palatini imperiali romani. Tali asserzioni non sono mai state messe alla prova. La carenza documentaria ha sempre reso problematico lo studio del Trecento Lombardo, ma questa nuova ricerca, che prevede l’incrocio di fonti diverse e uno studio diacronico degli isolati un tempo occupati da queste dimore, sta già fornendo una serie di dati inediti e impressionanti.
Con questo progetto, per la prima volta, si tenta di ricostruire nel dettaglio il massiccio esperimento di strategia urbana messo in atto dalla famiglia Visconti.