Per ricostruire un isolato e la sua evoluzione diacronica esistono fondamentalmente due tipi di approccio alla ricerca.
Il primo è quello di fotografare la situazione di uno spazio urbano attraverso la mappatura fornita da un’unica fonte seriale. Ad esempio, per Milano si può considerare la soglia settecentesca fornita dalle registrazioni catastali teresiane, realizzate tra il 1718 e il 1760, per comprendere come fosse parcellizzato un dato spazio della città. Da questo punto cronologico si può risalire attraverso le volture di proprietà fino ai successivi catasti Lombardo Veneto o all’attuale. Questo tipo di ricerca permette di conoscere spesso nel dettaglio le evoluzioni di un isolato, però solo tra il XVIII secolo e oggi.
Non conservandosi per Milano fonti seriali sulle proprietà milanesi, ma nemmeno estimi dettagliati, prima del Catasto Teresiano, risulta molto complesso retrocedere per comprendere i precedenti passaggi di proprietà.
Un’altra strada più complessa è quella di mappare topograficamente la città alla prima soglia cronologica disponibile attraverso una fonte complessa come gli atti dei notai. Nell’antichità si ricorreva all’ausilio di un notaio più frequentemente rispetto a quanto avviene oggi. La produzione dei notai era enorme e riguardava vendite, locazioni, quietanze di pagamento, contratti di lavoro, registrazioni di stime, atti di matrimonio, donazioni, testamenti ecc. Spesso la clientela di un notaio era composta dai suoi vicini di casa, e quindi si identificava con gli abitanti di un quartiere, altre volte, specie per i notai più in vista, i clienti erano suddivisi in base al ceto di appartenenza.
Nel primo caso identificare il luogo di residenza di un notaio può essere particolarmente utile, ma si tratta di un lavoro complesso. Le buste di atti notarili conservati presso l’Archivio di Stato di Milano sono circa 50.000, alle quali si assommano le rubriche – i registri in cui i notai annotavano l’elenco cronologico degli atti da loro rogati – in numero di circa 5.000.
Purtroppo la documentazione risalente al XIV secolo, periodo in cui si concentra la ricerca in oggetto, è scarsissima, quasi inesistente.
Assai più abbondanti sono le carte del XV secolo. Proprio al Quattrocento, quindi, si è orientata una parte della ricerca. Dopo attente analisi e qualche fallimento, si sono individuati i nomi di alcuni notai la cui clientela apparteneva in particolare al sestiere – uno dei sei quartieri in cui era divisa amministrativamente Milano – di Porta Romana e alle parrocchie di San Giovanni in Laterano, San Giovanni in Conca e San Satiro. Particolarmente proficua è stata la disamina di tutta la documentazione prodotta dal notaio Antonio Medici (1456-1486) e raccolta in diciannove buste.
Il notaio si occupò proprio della transazione di edifici situati nell’isolato prossimo alla chiesa di San Giovanni in Conca, registrando, per altro in modo puntuale, tutti i sedimi (terreni su cui erano costruite le case) che erano stati decenni prima parte della Corte di Bernabò Visconti.
In questo modo, prendendo in considerazione le transazioni che presentavano questa indicazione peculiare e assemblando come in una sorta di puzzle i nomi dei confinanti registrati negli atti, si è riusciti non solo a fotografare con estrema precisione la parcellizzazione dell’isolato di San Giovanni in Conca a data 1480 circa, ma si sono raccolte preziosissime indicazioni circa la situazione originaria dell’isolato durante l’ottavo e il nono decennio del XIV secolo, riuscendo a identificare con buona precisione l’estensione delle proprietà di Bernabò Visconti.
Colmare la lacuna di dati tra la fine del XV secolo e il Catasto Teresiano è stato parzialmente possibile studiando la storia delle famiglie proprietarie nel Quattrocento. Si sono così raccolti dati, almeno per gli edifici principali, utili a comprendere la consistenza architettonica di una parte dell’isolato.
dal 1450 al XVIII secolo dei Visconti di Brignano
ante 1477 Ziliolo Oldoino
1477-1481 Ludovico Maria Sforza
1481-post 1551 Antonio Marliani ed eredi
post 1551-ante 1567 marchesi Sforza di Caravaggio
a. Orto passato poi a Giovanni Ambrogio Latuada e acquistato per metà dai Visconti e per metà dai carmelitani di San Giovanni (ca. 1533-1535)
b. Sedime Pietrasanta dato in fitto